450 somministrati in Poste Italiane licenziati: Azienda nega il confronto, manifestazione nazionale al MISE

Roma, 18 gennaio 2021 – Nessun passo in avanti è
stato fatto a favore dei 450 lavoratori somministrati da ADECCO in
Poste Italiane, ai quali sono scadute le missioni il 31 dicembre
scorso, nonostante le nostre continue sollecitazioni per garantir
loro continuità lavorativa ed evitare lo stop ai contratti.

Roma, 18 gennaio 2021 – Nessun passo in avanti è
stato fatto a favore dei 450 lavoratori somministrati da ADECCO in
Poste Italiane, ai quali sono scadute le missioni il 31 dicembre
scorso, nonostante le nostre continue sollecitazioni per garantir
loro continuità lavorativa ed evitare lo stop ai contratti. Più
precisamente, a fine anno sono cessati gli ultimi 220 che erano
rimasti ancora attivi dopo che da alcuni mesi addietro Adecco aveva
cominciato a non rinnovare numerosi contratti di lavoro in quanto
Poste non richiedeva più le prestazioni di questi lavoratori.

Dunque, dopo anni di lavoro svolto con professionalità e dedizione,
dopo aver anche rischiato la loro salute avendo operato in piena
pandemia e quando i vaccini erano ancora una chimera, Poste Italiane,
azienda dello Stato, ha deciso di dar loro il benservito, nonostante
una nota rosea situazione finanziaria e una forte crescita dei
servizi e delle attività. Inoltre, c’è anche da ricordare che
come Organizzazioni sindacali incontrammo più volte l’allora Vice
Ministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni che, dopo aver
avviato una interlocuzione con la dirigenza di Poste, prese un
formale impegno affinchè si garantisse continuità occupazionale ai
lavoratori e per individuare una soluzione definitiva alla vertenza.

Dunque, pareva che dopo una grande mobilitazione territoriale e
nazionale, si stava ottenendo un giusto riconoscimento per del
personale, adeguatamente formato e professionalizzato e che, pur di
andare incontro ad alcune necessità aziendali, ha accettato il
demansionamento, proposto dal MISE su invito di Poste Italiane,
passando da autista a portalettere, anche con perdita di salario, pur
di conservare il posto di lavoro. Tutto questo, però, non è bastato
a Poste Italiane, ricordiamo ancora azienda partecipata dello Stato,
che comunque ha deciso di mandare a casa, via SMS, centinaia di padri
di famiglia, senza avere neppure un minimo confronto con i sindacati
che fino al 28 dicembre, per strada, hanno invano atteso
quell’incontro annunciato nel quale si sarebbe dovuto discutere
della vertenza.

Noi tutti, lavoratori e sindacati, comunque
continuiamo a pretendere risposte e visto l’atteggiamento poco
corretto e istituzionale di Poste Italiane, torneremo a chiederle
dinanzi al Mise, con una manifestazione nazionale che si terrà
mercoledì 19 gennaio.

Le Segreterie Nazionali FeLSA CISL, NIdiL CGIL UILTemp UIL