Equo Compenso Cela Sfruttamento Legalizzato

“Un equo compenso che cela sfruttamento legalizzato”: è quanto dichiarano in una nota FeLSA CISL, NIdiL CGIL, UIL Tem.

“Un equo compenso che cela sfruttamento legalizzato”: è quanto dichiarano in una nota FeLSA CISL, NIdiL CGIL, UIL Tem.p@ in merito alla delibera attuativa della legge sull’equo compenso dei giornalisti approvata nei giorni scorsi, che fissa in 250 euro lordi la retribuzione mensile per un collaboratore.“Si tratta di cifre – proseguono i sindacati – ben al di sotto dei minimi stabiliti da qualsiasi contratto collettivo nazionale, e dunque in contrasto con quanto stabilito nella legge 92/12, secondo la quale la retribuzione minima dei collaboratori deve corrispondere con quanto stabilito dalla contrattazione per i lavoratori dipendenti”. All’interno del settore giornalistico sono oltre il 60% i lavoratori atipici, spesso giovani outsider che, al di fuori dalla cerchia degli “intoccabili” divengono vere e proprie macchine di produttività per redazioni in evidente difficoltà economica che scaricano su di loro la riduzione del costo di lavoro.Il settore dell’informazione si compone di una folla di giornalisti e aspiranti tali per una piccola e chiusa schiera di testate che troppo spesso propone loro, infatti, condizioni lavorative inique.L’accordo raggiunto sull’equo compenso delibera un tariffario minimo per autonomi e precari che ledono la dignità dei lavoratori, il principio di equità e lo stesso diritto all’informazione.

I sindacati chiedono al governo di ritirare la delibera attuativa della legge sull’equo compenso affinchè, nel rispetto dello spirito della legge stessa, ai collaboratori dell’informazione venga garantito un compenso realmente equo e dignitoso.

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