Quello di un diritto soggettivo dei lavoratori alla contrattazione collettiva, aziendale e/o territoriale, e che questa sia il più possibile aderente alle esigenze della persona, è stato uno dei punti rilanciati durante il XX Congresso Nazionale della CISL e ribadito dalla Segretaria Generale Daniela Fumarola, in occasione della tavola rotonda intitolata “Corpi intermedi e sviluppo economico: il lavoro per un nuovo patto sociale”, durante l’ultima edizione del meeting di Rimini.
Queste righe intendono fornire qualche spunto di riflessione sul perché questo assunto debba considerarsi centrale e come possa declinarsi per una realtà sindacale come la FeLSA, che si rivolge a quel segmento del lavoro cosiddetto “atipico”.
Mi corre d’obbligo partire da un assunto: nella dialettica fra Legge e Contrattazione, su quale sia lo strumento più idoneo per dare tutele ai lavoratori e alle lavoratrici impegnati in un determinato segmento del mercato del lavoro, punto decisamente sulla seconda. Con la contrattazione le Parti Sociali possono avere un ruolo di protagonismo assoluto nell’interpretare i bisogni delle persone; con la contrattazione possono costruirsi le tutele più adatte a chi vive il mercato del lavoro.
Come debba essere declinata questa contrattazione, assume pertanto un profilo ancor più decisivo. E qui è opportuno fare riferimento all’intuizione della CISL che richiama, fra i caratteri fondamentali di una contrattazione inclusiva e che sia vicina alle persone, quello della sartorialità.
Già nel settembre 2023 la CISL proponeva un manifesto “Per un lavoro a misura della persona”. Questo perché tutte le politiche di un sindacato non ideologico e non arroccato su posizioni populiste, bensì pragmatico, riformista e che sia al passo coi tempi, devono porre al centro “la persona”: in relazione alle sue necessità e ai suoi bisogni debbono essere costruite le piattaforme di rivendicazione sindacali, realizzate le tutele; e non viceversa.
Di una tale visione ne costituisce il logico corollario l’idea di una contrattazione sartoriale.
Oggi una contrattazione a misura della persona è l’unico modo per dare risposte a bisogni che, se in linea generale presentano caratteri comuni, necessitano di risposte articolate e che scendano nel merito delle situazioni contingenti, affinché possano trovare soddisfazione.
Una azione sindacale, pertanto, che si focalizzi sulle necessità del singolo, ma che al contempo le coniughi con una dinamica collettiva che non perda di vista un orizzonte di equità e giustizia sociale, scongiurando così pericolose derive individualiste che vogliono solo le necessità dell’individuo al centro delle questioni, depurandole però da qualsiasi contesto comunitario.
Questo per noi della FeLSA sta innanzitutto a significare che la contrattazione, ed in particolare quella di secondo livello, aziendale o territoriale che sia, non debba escludere nessuno. Situazioni discriminatorie che vedano colpiti i lavoratori atipici negano alla radice quel diritto alla contrattazione collettiva che, correttamente, la CISL considera come una delle priorità del proprio agire sindacale.
Una contrattazione “sartoriale” sta poi a significare che le tutele vanno riconosciute a tutti i lavoratori, a prescindere dalla tipologia contrattuale, e soprattutto che queste si costruiscono con un faticoso e puntuale lavoro di progettazione delle stesse sulle esigenze della persona, piuttosto che tentando di sussumere situazioni concrete in fattispecie astratte con cui hanno poca corrispondenza. Mi riferisco in particolare all’annoso dibattito sul considerare subordinati o meno i lavoratori delle piattaforme digitali, pretendendo di qualificarli come subordinati solo per farli rientrare nel sistema di tutele previsto per questa tipologia. Penso invece che una contrattazione a misura della persona, stia a significare che per questi lavoratori debbano essere previste delle tutele ad hoc, cucite per l’appunto sulla situazione concreta che essi vivono. Come FeLSA siamo da sempre convinti che la contrattazione del lavoro non subordinato debba avere una propria dimensione ed originalità. Da anni ci esercitiamo nella realizzazione di Accordi Quadro Nazionali che prevedono tutele specifiche per i lavoratori non subordinati. Abbiamo stipulato anche, nel mondo delle piattaforme digitali, un Accordo Quadro Nazionale che disciplina il rapporto di lavoro dei c.d. shopper, prevedendo misure e tutele specifiche, ad esempio, per il delicato tema dell’organizzazione del lavoro, che qui risulta mediato dall’algoritmo. E pensiamo che analoga operazione debba essere fatta anche per i rider.
Contrattazione “sartoriale” significa per noi della FeLSA anche estendere la portata della stessa in una dimensione ancor più aderente alle esigenze della persona, soprattutto nel mercato del lavoro della somministrazione, che si caratterizza per un elevato livello di temporaneità e flessibilità. Nel recente rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale, abbiamo inteso potenziare, fra le altre, la misura della Procedura di Ricollocazione, dove il lavoratore a cui cessa una missione a tempo indeterminato, oltre a ricevere un sostegno al reddito è coinvolto in una procedura finalizzata alla riqualificazione e ricollocazione. L’attività di riqualificazione del lavoratore, in particolare, è oggetto del confronto fra Organizzazioni Sindacali e Agenzia per il lavoro. Penso che possa a buon diritto considerarsi questo come una delle massime espressioni di una attività di contrattazione sartoriale, effettivamente cucita sulle esigenze di coloro per la quale è progettata.
Per concludere, ritengo che la contrattazione collettiva debba essere considerata in sé un valore per la dimensione comunitaria di cui è permeata la sua azione. Ma che questa sia a misura della persona, costituisce quell’attributo ulteriore per far sì che debba di buon diritto considerarsi come il migliore strumento per la tutela degli interessi di coloro che rappresentiamo.
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