Collaboratori sportivi: condannata la Società Sport Management, riconosciuto rapporto di lavoro dipendente

Busto Arsizio, 09/09/2022 – E’ stata pubblicata la prima sentenza di condanna per SPORT
MANAGEMENT in favore di un lavoratore assunto come collaboratore
sportivo presso la piscina Manara di Busto Arsizio, emessa dal
Tribunale di Busto Arsizio.

Busto Arsizio, 09/09/2022 – E’ stata pubblicata la prima sentenza di condanna per SPORT
MANAGEMENT in favore di un lavoratore assunto come collaboratore
sportivo presso la piscina Manara di Busto Arsizio, emessa dal
Tribunale di Busto Arsizio.

La Vicenda della
piscina “MANARA” (gestione Sport Management)

FELSA CISL
Lombardia con ufficio vertenze CISL dei Laghi, segue la vicenda dei
collaboratori sportivi presso la Piscina Manara di Busto da diversi
anni. Fino al 2014 chi lavorava in piscina era assunto da AGESP con
un contratto subordinato che garantiva importanti tutele e garanzie.
Con il cambio di appalto nel 2014 e il passaggio a Sport Management,
le stesse persone impiegate vennero prese con contratto di
collaborazione sportiva, perdendo quindi le tutele del rapporto
subordinato (malattia, infortunio, maternità, contributi, etc.) e
del CCNL (salario minimo, vacanze, orari, diritti sindacali).
Nonostante questo, il rapporto di fiducia e di affezione e dedizione
alla struttura, porta quasi tutti ad accettare facendo buon viso a
cattivo gioco.

Di fatto dal 2014
SM ha gestito la piscina Manara con 1 solo dipendente (il direttore)
mentre tutti gli altri lavoratori erano impiegati con contratto di
collaborazione sportiva, dai bagnini ai manutentori, dalle
receptionist agli istruttori. In tutto circa 15 persone fisse più
gli stagionali per il periodo estivo. Una situazione francamente
assurda e difficilmente giustificabile a cui abbiamo chiesto
spiegazioni anche al comune di Busto Arsizio, proprietario
dell’impianto. Nonostante le manifestazioni di vicinanza e
solidarietà dell’assessore Rogora, non abbiamo mai riscontrato la
volontà del comune di entrare nel merito delle decisioni del gestore
in materia di personale in quanto il bando (colpevolmente, a nostro
avviso) non prevedeva vincoli particolari.

Da Febbraio 2020
con l’inizio della pandemia e la chiusura degli impianti sportivi,
i collaboratori della piscina si sono trovati improvvisamente senza
impiego, senza tutele (NASPI, Cassa integrazione,..) e senza la
garanzia di continuità lavorativa. Come FELSA Lombardia abbiamo
subito cercato con SM un confronto per cercare di capire come poter
dare garanzie e sicurezze a chi per anni ha dato un contributo
fondamentale e che si trovava improvvisamente senza nulla. Purtroppo
non c’è stato alcuna possibilità di intavolare un confronto con
SM, che si è sempre chiusa dietro al fatto che per i collaboratori
la legge non prevede le garanzie che chiedevamo. L’unico sollievo
arrivato sono stati quindi i bonus stanziati da agosto 2020 in poi
con i decreti ristori e sostegni.

Nel 2021 SM avvia
la cessione degli impianti all’azienda spagnola PRIME (oggi Forus
Italia). Ovviamente la legge sui cambi di appalti prevede il
mantenimento dell’organico, dunque l’obbligo per l’acquirente
di mantenere i dipendenti. I “collaboratori” però non sono
“dipendenti”. Subito cerchiamo un contatto con PRIME per provare
a ottenere garanzie di organico. L’azienda ci ha ricevuto
dimostrando maggior propensione al confronto rispetto a SM, ma non ha
voluto aprire a garanzie, rivendicando il fatto di non avere vincoli
verso i collaboratori, se non una generica disponibilità a
“valutare” i profili. Alcuni collaboratori sono stati infatti
assorbiti nell’organico di PRIME, ma la maggior parte no, a
discrezione del nuovo proprietario.

L’azione legale

Uno dei
collaboratori coinvolti ha chiesto a FELSA Lombardia di patrocinare
un’azione legale nei confronti di SM per il riconoscimento del
rapporto di subordinazione con SM dal 2015 e chiedere quindi
l’accertamento dell’illegittimità dei contratti di
collaborazione sportiva intercorsi con la SM in questi anni ed il
riconoscimento della natura subordinata del rapporto di lavoro. Una
vertenza complicata, durata diversi mesi che ha seguito l’ufficio
vertenze CISL dei Laghi prima, e l’Avv. Claudio Pasquini, del Foro
di Busto Arsizio poi, che ringraziamo molto per l’impegno profuso e
per il risultato ottenuto.

Con
sentenza n. 248/2022 del 12/07/2022 il giudice del lavoro del
Tribunale di Busto Arsizio Dott.ssa La Russa
ha accolto completamente le nostre istanze, dichiarando la natura
subordinata del rapporto di lavoro tra il ricorrente e Sport
Management e l’illegittimità
di tutti i contratti di lavoro sottoscritti tra le medesime parti,
con conseguente conversione degli stessi in un contratto di lavoro di
natura subordinata a tempo indeterminato, e condannando SM al
pagamento dell’importo di € 102.153,72 a titolo di differenze
retributive dovute maturate dal ricorrente in virtù
dell’inquadramento allo stesso spettante e delle ore di lavoro
svolte. Purtroppo SM ha depositato istanza di concordato preventivo,
al momento al vaglio del Tribunale di Verona e, quindi, non è dato
sapere se il lavoratore riceverà questi soldi.

Con il
riconoscimento del carattere subordinato della prestazione lavorativa
potremo però colmare le lacune contributive con l’INPS, dando al
lavoratore un futuro pensionistico più solido.

Ovviamente
nessuno potrà restituire al lavoratore il lavoro che ha perso,
dedicando alla piscina gran parte della sua vita fino a sentirla
“casa sua”.

La necessità di
una Riforma del lavoro sportivo

La situazione che
abbiamo seguito alla Manara di Busto Arsizio non è l’eccezione, ma
purtroppo la regola. Chi lavora in impianti sportivi quasi sempre
viene assunto con contratto di collaborazione sportiva, anche per lo
svolgimento di mansioni che nulla hanno a che vedere con l’attività
sportiva. Una forma giuridica nata per “regolarizzare” tutte le
persone che a vario titolo svolgono attività “accessorie” nelle
società dilettantistiche, ma che è stata palesemente abusata,
diventando la regola e non più uno strumento mirato. Con la Pandemia
il governo ha riconosciuto bonus a più di 300’000 collaboratori
sportivi in Italia. 300’000 persone che quindi avevano come unica
forma di reddito una collaborazione sportiva con una società
dilettantistica e che si son trovati senza reddito con il lockdown.
Una fotografia lampante di una situazione fuori controllo con gravi
abusi.

La FELSA CISL da
ormai diversi anni è promotrice, con altre sigle sindacali, della
necessità di una riforma del lavoro sportivo che metta ordine nel
mondo dello sport, andando a definire con chiarezza i limiti delle
collaborazioni e a stabilire regole chiare.

Dichiarazione del
segretario nazionale FELSA CISL Luca Barilà: “Non è più
rinviabile una vera riforma del settore, da concertare con le parti
sociali e che metta al centro innanzitutto le tutele dei lavoratori,
a partire da quelle basilari come forme contrattuali ben definite,
previdenza e sicurezza. Oggi siamo ancora ad un punto morto: è da
oltre un anno che tentiamo invano di avviare un confronto di merito
con la Sottosegretaria con delega allo Sport, Valentina Vezzali.
Abbiamo lavorato in tutti questi mesi per costruire garanzie
adeguate, e continuiamo a leggere di nuove ulteriori proposte che
però non nascono da un reale è aperto confronto con le
organizzazioni sindacali. Serve una riforma vera e concertata in
tempi rapidi che permetta di uscire dal grigio tanto lavoratori”.

L’auspicio

FELSA Lombardia
confida che questa vicenda possa essere emblematica e rilanci un
serio confronto sulla condizione dei lavoratori nel mondo dello sport
a livello locale ma anche regionale e nazionale. In particolare,
auspichiamo che le esternazioni di chi oggi parla di sport in
campagna elettorale portino davvero ad un impegno serio verso questo
mondo e non vanifichino, ma valorizzino, il faticoso lavoro di questi
anni nella definizione di un disegno di legge che prova a mettere
ordine in questa giungla.

Questa vicenda
però dimostra come non bastino leggi e normative a dare garanzie, ma
occorre promuovere tra i lavoratori la conoscenza dei propri diritti
e dare loro forza e strumenti affinchè possano rivendicare
condizioni eque di lavoro e ottenere la corretta applicazione delle
regole che già esistono. Questa vicenda ci dà forza per proseguire
il nostro lavoro quotidiano, e speriamo spinga tanti collaboratori a
non arrendersi alle circostanze, cercare il supporto dei sindacati, e
FELSA in particolare, per verificare la corretta applicazione delle
normative e rivendicare i propri diritti.

Dichiarazione del
segretario generale FELSA LOMBARDIA Guido Fratta: “riteniamo che la
sentenza faccia giustizia rispetto all’uso distorto delle
collaborazioni sportive, spesso utilizzate allo scopo di minimizzare
il costo del lavoro a scapito di diritti e tutele. Sono orgoglioso
dell’azione promossa dalla FELSA CISL dei Laghi e dal suo
coordinatore Alberto Trevisan, con il prezioso supporto dell’Uff.
vertenze CISL dei Laghi”