Come aprire la partita IVA

Aprire una partita IVA è un procedimento di per sè facile. Spesso però le persone che decidono di compiere questo passo, per necessità o per scelta, si pongono molti interrogativi. I dubbi principali riguardano i passaggi da seguire e i costi da sostenere. Proviamo a fare chiarezza.

Aprire una partita IVA è un procedimento di per sè facile. Spesso però le persone che decidono di compiere questo passo, per necessità o per scelta, si pongono molti interrogativi. I dubbi principali riguardano i passaggi da seguire e i costi da sostenere. Proviamo a fare chiarezza.

Quali sono i costi per aprire la partita IVA?

Per l’apertura della partita IVA occorre rivolgersi all’Agenzia delle Entrate alla quale andrà consegnato, con un documento di riconoscimento, il modello AA9/12 o il modello AA7/10.

Nello specifico:

  • il modello AA9/12 riguarda i liberi professionisti;

  • il modello AA7/10 riguarda soggetti diversi (società, enti, associazioni).

È possibile inoltrare la richiesta all’Agenzia delle Entrate online, attraverso il software dedicato, registrandosi sul sito Fisconline. Conclusa la registrazione, il modulo può essere trasmesso telematicamente.

Un’altra opzione prevede l’invio della documentazione tramite posta ordinaria, con una raccomandata con ricevuta di ritorno.

La procedura prevede la scelta di un proprio codice ATECO, vale a dire la sequenza di 6 cifre che identifica l’attività professionale svolta.

Il codice ATECO è importante anche per:

  • il calcolo del reddito imponibile dal momento che, in baso a questo, si ottiene il coefficiente di redditività da applicare ai ricavi se si rientra nel regime forfettario;

  • i bonus statali e le agevolazioni fiscali;

  • la sicurezza sul lavoro: ad ogni codice è attribuita una fascia di rischio in base alla quale identificare le misure di prevenzione e protezione, nonchè la formazione sulla sicurezza e sulla salute adeguata.

Infine i titolari di partita IVA devono aprire una posizione previdenziale presso l’INPS per i contributi pensionistici.

Quanto costa la partita IVA ogni anno?

Il procedimento prevede step ulteriori se si apre una partita IVA come ditta individuale piuttosto che come società di persone. Occorre infatti inviare la ComUnica o Comunicazione Unica, pratica che permette di iscriversi nello stesso momento

  • al Registro delle imprese presso la Camera di Commercio della provincia in cui ha sede l’attività;

  • alla gestione commercianti o artigiani dell’INPS se si rientra in queste categorie professionali;

  • all’INAIL, se lo richiede il tipo di attività svolta;

  • al REA (Repertorio Economico Amministrativo) se si avvia un negozio o un e-commerce.

Bisogna poi inoltrare la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) al SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) del comune in cui ha sede l’attività e ottenere un indirizzo PEC o la firma digitale.

L’apertura della partita IVA prevede, soprattutto, l’iscrizione ad un regime fiscale che quantifica materialmente i costi da sostenere per tasse e contributi. Questo può essere forfettario o ordinario.

  • Il regime forfettario è un regime agevolato per i liberi professionisti che prevedono di ottenere ricavi fino a 85.000 euro all’anno. Ha una tassazione agevolata al 15% o al 5% per i primi cinque anni di attività. Include inoltre l’esenzione dall’IVA: significa che il professionista, quando emette fattura, non deve aggiungere l’IVA. Al contrario, paga l’IVA sulle fatture ricevute che non può dedurre o detrarre e quindi non può scaricare i costi.

  • Il regime ordinario prevede un pagamento IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) che oscilla tra il 23% e il 43% dei guadagni, al netto delle spese. A differenza del forfettario, permette di scaricare i costi deducibili: sono gli importi che il contribuente sottrae al reddito per ridurre la base imponibile. Si tratta quindi di un regime adatto da chi prevede ricavi o compensi cospicui o da chi mette in conto considerevoli costi relativi all’attività (gli importi detraibili).

Appare chiaro come la gestione fiscale della partita IVA richieda l’aiuto di esperti e professionisti che padroneggiano la materia e che conoscono la normativa di riferimento.

Quali sono gli obblighi per un libero professionista?

I lavoratori autonomi hanno alcuni obblighi da rispettare che accompagnano l’apertura della partita IVA.

Per quanto riguarda l’aspetto previdenziale e il versamento dei contributi pensionistici, è necessario aprire una posizione

  • alla Cassa previdenziale professionale di riferimento, se iscritti ad albi professionali (avvocati, architetti, giornalisti, psicologi, medici, etc.);

  • alla Gestione separata dell’INPS, in caso di lavoratore autonomo che non può riferirsi ad una cassa professionale specifica;

  • alla Gestione INPS commercianti o artigiani, se si esercitano attività che rientrano nell’area commerciale o artigianale.

La partita IVA prevede poi l’emissione di fatture per le entrate che derivano dai lavori commissionati o dai prodotti venduti al cliente. Tra l’altro, dall’1 gennaio 2019 è obbligatoria la fatturazione elettronica, redatta in forma digitale.

La fattura elettronica interessa i professionisti in regime ordinario e quelli in regime forfettario che superano i 25.000 euro di compensi annui. È però sempre più utilizzata anche dai lavoratori autonomi in regime forfettario che non sono obbligati per legge ad emetterla. La versione digitale consente di conservare su apposite piattaforme le fatture emesse, facilitando anche la rendicontazione annuale.

Quali sono i costi fissi per una partita IVA?

I costi fissi che vanno messi in conto sono quelli legati all’apertura e al mantenimento della partita IVA.

  • Costi di apertura: come visto in precedenza, l’apertura della partita IVA non prevede costi, tranne che nel caso di ditta individuale per l’adempimento delle pratiche e le imposte da versare.

  • Costi di mantenimento: vanno considerati i costi del servizio offerto dal CAF, dal commercialista o dal servizio di consulenza.

Ci sono poi i costi variabili. Dipendono anzitutto dal regime fiscale di appartenenza, specialmente per quello ordinario: l’IRPEF, l’imposta sostitutiva e progressiva prevista, ha un’aliquota che parte da un minimo del 23% per arrivare al 43%:

  • per i redditi fino a 15.000 € si applica il 23%;

  • per i redditi da 15.001 € a 28.000 € si applica il 25%;

  • per i redditi da 28.001 € a 50.000 € si applica il 38%;

  • per i redditi superiori a 50.001 € si applica il 43%.

Il regime forfettario, al contrario, è meno variabile: l’aliquota è del 15%, salvo per chi rientra nei primi cinque anni di attività e per i quali si ferma al 5%.

La stessa considerazione va fatta per i contributi previdenziali. Gli autonomi con una cassa professionale di riferimento sono tenuti a versarli secondo quanto stabilito dalla stessa cassa.

La Gestione separata INPS invece prevede un’aliquota del 26,23%.

Commercianti e artigiani, sempre per quanto riguarda i contributi previdenziali, devono versare tanto quelli fissi quanto quelli variabili.

  • I contributi fissi vanno sostenuti indipendentemente da quanto incassato.

  • I contributi variabili sono calcolati in misura percentuale sul reddito che supera il minimale contributivo.

I versamenti seguono la calendarizzazione prevista dalla normativa e l’assistenza di un professionista o di un servizio dedicato è importante per rispettare le tempistiche e decidere come procedere.