Come funziona la pensione integrativa

La pensione integrativa rappresenta uno dei pilastri del sistema pensionistico italiano e, come lascia intendere il nome stesso, concorre a garantire al lavoratore una tutela previdenziale adeguata, affiancando l’azione del sistema pubblico. Scopriamo insieme i suoi elementi.

La pensione integrativa rappresenta uno dei pilastri del sistema pensionistico italiano e, come lascia intendere il nome stesso, concorre a garantire al lavoratore una tutela previdenziale adeguata, affiancando l’azione del sistema pubblico. Scopriamo insieme i suoi elementi. Come funziona la pensione integrativa? La previdenza integrativa rientra nel campo della prestazione pensionistica complementare. Da una parte c’è il sistema statale, dall’altra il risparmio del lavoratore che accantona in un fondo pensione individuale le risorse per mantenere un tenore di vita adeguato al termine della carriera. La norma di riferimento è il

D.Lgs. n. 252/2005

che indica i destinatari della previdenza complementare:

  • i lavoratori dipendenti, sia privati che pubblici;
  • i lavoratori autonomi e i liberi professionisti;
  • i soci lavoratori e i lavoratori dipendenti di società cooperative di produzione e lavoro;
  • le persone che svolgono lavori non retribuiti in relazione a responsabilità familiari;
  • lavoratori con un’altra tipologia di contratto, come i lavoratori occasionali.

Nel dettaglio, sono previsti:

  • i fondi pensione negoziali;
  • i fondi pensione aperti;
  • i piani individuali pensionistici;
  • i fondi pensione preesistenti.

I fondi pensione negoziali sono stabiliti nella contrattazione collettiva tra le parti sociali coinvolte. I fondi pensione aperti sono quelli istituiti da banche imprese di assicurazioni cos è come società di gestione del risparmio e di intermediazione immobiliare. I piani individuali pensionistici sono contratti di assicurazione sulla vita con una finalità previdenziale. I fondi pensione preesistenti sono quei fondi che esistevano già prima del D. Lgs. n. 124 del 21 aprile 1993 che ha formalmente introdotto la previdenza complementare.

L’adesione ad un fondo è su base volontaria e ne esistono di diversi, anche appositamente rivolti ad alcune categorie di lavoratori come ad esempio Fon.te, per i lavoratori nel campo del settore terziario (commercio, turismo e servizi). È aperto anche ai lavoratori somministrati, sia a tempo determinato che indeterminato. Per aderire, il lavoratore somministrato sceglie di destinare a Fon.Te il TFR. In questo modo potrà beneficiare di contributi da parte della bilateralità di settore, accumulando più risorse per la futura pensione.
HAI BISOGNO DI UN PIANO INTEGRATIVO? CONTATTACI Che differenza c’è tra fondo pensione e pensione integrativa?Sulla base di quanto indicato in precedenza, fondo pensione e pensione integrativa sono uno strumento dell’altra per ottenere una previdenza complementare che va ad aggiungersi alle cosiddette pensioni pubbliche, quelle maturate con contribuzione statale. È importante sottolineare che un fondo pensione, anche per il suo obiettivo a lungo termine, non è limitato ai soli lavoratori, ma è accessibile anche a studenti e soggetti fiscalmente a carico, come i minorenni. Ciò che viene raccolto durante la fase di accumulo sarà a disposizione del titolare nel momento in cui avrà maturato i requisiti per la pensione. I fondi si caratterizzano per essere flessibili e impignorabili.

  • Flessibili perchè gli importi e la periodicità dei versamenti sono modificabili e possono anche essere sospesi e quindi riattivati senza penalizzazione.
  • Impignorabili perchè non sono ammesse azioni esecutive dei creditori sul patrimonio accumulato.

Dal momento che integrano il sistema pubblico, le pensioni integrative possono diventare una risorsa a cui attingere per scopi personali, destinando tutto o parte di quanto maturato a favore dei familiari, richiedendo anticipazioni se necessario quando previsto dal fondo. HAI BISOGNO DI UN PIANO INTEGRATIVO? CONTATTACI Quando conviene la pensione integrativa?L’adesione ad una pensione complementare non si lega ad una determinata età. Di sicuro, questa forma di previdenza è molto conveniente se intrapresa da un lavoratore sin dagli inizi della sua attività. Il motivo è presto detto: più sono i contributi versati, più saranno i benefici una volta maturata. Il lungo termine di questa operazione consente un importo di accantonamento mensile ridotto rispetto ad un importo necessario ad età avanzata per raggiungere un accumulo consistente. Prima si comincia, meno corposo sarà lo sforzo economico richiesto. La pensione integrativa è una formula assicurativa anche alla luce delle prospettive previdenziali esposte alle trasformazioni sociali in corso, tra cui l’invecchiamento della popolazione, con il rischio concreto della contrazione della somma prevista dal sistema statale. A ciò si aggiunge la precarietà del mondo lavorativo che preoccupa soprattutto figure come i lavoratori autonomi o i liberi professionisti che hanno, nella previdenza integrativa, uno strumento in più a cui fare riferimento e ai quali attingere anticipatamente in caso di bisogno. La convenienza del sistema integrativo poggia quindi sulla flessibilità menzionata sopra: dalla possibilità di scegliere gli importi dei versamenti alla facoltà di modificarli o interromperli, anche solo temporaneamente, in base ai guadagni derivanti dalla libera professione. Collaboratori e lavoratori autonomi possono aderire a piani integrativi che coprono anche le prestazioni sanitarie, forme di tutele per i lavoratori temporanei come Ebipro, un ente bilaterale per gli studi professionali. HAI BISOGNO DI UN PIANO INTEGRATIVO? CONTATTACI Come viene tassata la pensione integrativa?La pensione integrativa è destinataria di agevolazioni fiscali.

  • È soggetta ad un’aliquota del 15% per quanto riguarda la ritenuta a titolo d’imposta. Una quota inferiore a quella IRPEF, che parte dal 23% per i redditi più bassi.
  • Se la partecipazione alla previdenza complementare supera i 15 anni, l’aliquota scende dello 0,30% all’anno, fino ad un minimo del 9%.
  • I rendimenti derivanti dalla gestione finanziaria sono sottoposti ad un’aliquota massima del 20%, quando è del 26% per la maggior parte delle forme di risparmio finanziario.
  • Si possono dedurre fino a 5.164,57 euro annui di contributi versati.
    È reversibile al coniuge o agli eredi indicati dal beneficiario.