Come funziona la previdenza complementare

La previdenza complementare ha lo scopo di integrare la previdenza di base obbligatoria, identificata anche come primo pilastro del sistema pensionistico italiano. È rappresentata dai fondi pensione di cui è possibile beneficiare a conclusione della attività lavorativa. Eccome come funziona.

La previdenza complementare ha lo scopo di integrare la previdenza di base obbligatoria, identificata anche come primo pilastro del sistema pensionistico italiano. È rappresentata dai fondi pensione di cui è possibile beneficiare a conclusione della attività lavorativa. Eccome come funziona.Cosa si intende per previdenza complementare? Disciplinata dal decreto legislativo n. 252/2005, la previdenza complementare rappresenta una forma pensionistica che concorre ad assicurare una ulteriore tutela previdenziale in aggiunta a quella obbligatoria. È, in sostanza, il secondo pilastro del sistema pensionistico. Da una parte Inps o casse professionali, dall’altra i fondi complementari. L’adesione è facoltativa, dal momento che non sostituisce le gestioni previdenziali per pensioni pubbliche e private che, al contrario, sono obbligatorie. Raccoglie il risparmio previdenziale del lavoratore. Ingloba le quote che vengono investite da quest’ultimo per disporre di una pensione aggiuntiva, a condizione che siano maturati almeno 5 anni di partecipazione alla forma pensionistica complementare di riferimento. La previdenza complementare ha registrato una sensibile affermazione a partire dagli Anni ’90 a fronte anche di un impoverimento degli interventi previdenziali statali. Sono quattro le tipologie di fondi che costituiscono la previdenza complementare.

  • Fondi pensione chiusi, conosciuti anche come fondi pensione negoziali. Sono forme pensionistiche complementari che vengono istituite dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, all’interno della contrattazione collettiva nazionale, di settore o aziendale.
  • Fondi pensione aperti. Sono forme complementari istituite invece da banche, imprese di assicurazioni, società di gestione del risparmio e di intermediazione mobiliare.
  • Piani pensionistici individuali. Sono contratti di assicurazione sulla vita con una finalità previdenziale. Fornisce all’utente iscritto gli stessi diritti e prerogative analoghe alle forme pensionistiche complementari.
  • Fondi di pensione preesistenti. Indicano i fondi pensione che esistevano già al 15 novembre 1992, prima che venisse adottato il decreto legislativo n. 124/1993 che ha istituito la previdenza complementare.

SEI UN LIBERO PROFESSIONISTA E TI OCCORRE UNA CONSULENZA? CONTATTACIChi può aderire a forme di previdenza complementare? I destinatari della previdenza complementare sono:

  • i lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico;
  • i lavoratori autonomi e i liberi professionisti;
  • i lavoratori con un’altra tipologia di contratto, come ad esempio quelli occasionali;
  • i lavoratori in somministrazione, come stabilito dall’art. 10 del Ccnl che fa riferimento al fondo complementare Fon.Te;
  • i soci lavoratori e i lavoratori dipendenti di società cooperative di produzione e lavoro;
  • chi svolge lavori non retribuiti in relazione a responsabilità familiari.

È importante ribadire che l’adesione è una libera scelta, specie per quei lavoratori dipendenti nei settori in cui gli accordi collettivi o aziendali hanno istituito un fondo pensione negoziale. Anche lavoratori autonomi e liberi professionisti possono comunque essere coinvolti dagli accordi sindacali e delle associazioni di categoria per aderire ad un fondo di pensione integrativa. L’adesione collettiva, d’altra parte, permette la corresponsione del contributo del datore di lavoro, oltre che del contributo individuale e del TFR maturando. SEI UN LIBERO PROFESSIONISTA E TI OCCORRE UNA CONSULENZA? CONTATTACIQuali sono i vantaggi della previdenza complementare? Considerare l’iscrizione a forme di previdenza integrativa è particolarmente consigliato. Una pensione complementare, che va ad aggiungersi a quella maturata con i contributi versati all’Inps, permette anzitutto di avere una risorsa in più da cui attingere. Inoltre, se da una parte le prospettive pensionistiche preoccupano i lavori dipendenti, dall’altra intimoriscono ancora di più soprattutto i liberi professionisti e i lavoratori autonomi. In un contesto precario e a fronte di un sistema che fatica a sostenere gli standard precedenti, la previdenza complementare rappresenta un solido punto d’appoggio. Non è quindi un caso che i fondi complementari prevedano la possibilità di scegliere l’importo dei versamenti che possono essere modificati o temporaneamente interrotti nel corso del tempo, a seconda degli introiti derivanti dall’attività professionale. Il fondo pensionistico permette, attraverso regole apposite, un’opzione di riscatto anticipato in caso di necessità ed urgenza. SEI UN LIBERO PROFESSIONISTA E TI OCCORRE UNA CONSULENZA? CONTATTACIPerchè aderire anche alla previdenza complementare? La previdenza complementare è dunque uno strumento flessibile e in linea con le esigenze attuali. Non solo: è a tutti gli effetti un’operazione di risparmio al quale l’ordinamento riconosce alcune agevolazioni fiscali che riguardano:

  • versamento dei contributi;
  • rendimenti generati;
  • prestazioni offerte.

Al momento dell’erogazione, la pensione integrativa è soggetta ad una ritenuta a titolo d’imposta con un’aliquota pari al 15%. Una percentuale più bassa rispetto a quella IRPEF che per i redditi più bassi parte dal 23%. L’aliquota diminuisce dello 0,30% ogni anno se la partecipazione al sistema di previdenza complementare è superiore a 15 anni, raggiungendo un’aliquota minima del 9%. I rendimenti della gestione finanziaria sono tassati invece con un’aliquota massima del 20%. Anche in questo caso si tratta di una percentuale inferiore rispetto alla maggior parte delle forme di risparmio finanziario, per le quali l’aliquota prevista è del 26%. Quanto ai contributi versati, sono deducibili fino al limite di 5.164,57 euro all’anno.

La pensione complementare tra l’altro è reversibile al coniuge o agli eredi indicati dal beneficiario. Il capitale può venire riscattato in un’unica soluzione dagli eredi designati.