Contratto di collaborazione professionale con partita IVA: come redigerlo

Il rapporto di lavoro tra un libero professionista ed un committente instaura un contratto di collaborazione con il pagamento di un corrispettivo in cambio dell’impegno a fornire un’opera o un servizio. È importante conoscerne i punti chiave per evitare contrattempi ed errori.

Il rapporto di lavoro tra un libero professionista ed un committente instaura un contratto di collaborazione con il pagamento di un corrispettivo in cambio dell’impegno a fornire un’opera o un servizio. È importante conoscerne i punti chiave per evitare contrattempi ed errori. Come funziona la collaborazione partita IVA? La collaborazione tra il committente e un lavoratore autonomo con partita IVA assume la forma di un contratto di prestazione d’opera. Il professionista si impegna a portare a termine la richiesta, sulla base di un corrispettivo, agendo in modo autonomo. Non si instaura quindi un tipo di lavoro subordinato. A regolare il contratto di prestazione d’opera è l’articolo 222 del Codice civile. Al suo interno viene fatto esplicito riferimento al lavoro “prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente”. Altra fonte di riferimento per quanto riguarda la figura dei liberi professionisti e le loro tutele è la legge 81/2017, conosciuta anche come lo Statuto del lavoro autonomo. Questa tipologia di contratti di lavoro si contraddistingue per diverse ragioni:

  • trattandosi di lavoro autonomo, non sono previsti vincoli d’orario durante il quale prestare la propria attività;
  • va garantita la libertà di scelta delle modalità di svolgimento al collaboratore;
  • obiettivi e compensi da corrispondere al titolare di partita IVA vanno determinati preventivamente;
  • le prestazioni professionali non devono essere ricorrenti, ma con una scadenza determinata;
  • il collaboratore deve assumersi il cosiddetto rischio professionale legato all’opera da compiere.

La collaborazione riguarda artigiani, commercianti e liberi professionisti. Per quanto non sia obbligatorio, è buona cosa redigere il contratto in forma scritta per specificare la natura del rapporto di lavoro oltre che il compenso pattuito. Il professionista può rivolgersi ad un intermediario come le associazioni di categoria per avere una assistenza nella stesura del documento. SEI UN LIBERO PROFESSIONISTA E TI OCCORRE UNA CONSULENZA? CONTATTACICosa comporta il contratto di collaborazione? In questo contesto, il collaboratore è tenuto al versamento dei contributi previdenziali. È uno degli elementi che più identifica l’attività svolta come titolare di partita IVA. Come anticipato, non si instaura alcun tipo di lavoro subordinato, nè a tempo indeterminato piuttosto che a tempo determinato. Se quindi in un rapporto di subordinazione il versamento dei contributi del dipendente spetta al datore di lavoro, il libero professionista al contrario procede per conto proprio. I contributi vanno versati alla cassa di riferimento.

  • I titolari di partita IVA non devono necessariamente essere iscritti all’Inps. Alcuni liberi professionisti infatti fanno riferimento alle casse della categoria di appartenenza (per esempio, avvocati, ingegneri, architetti, medici, giornalisti).
  • Commercianti e artigiani invece sono iscritti all’apposita Gestione dell’Inps.
  • Infine, i liberi professionisti senza una cassa professionale fanno capo alla Gestione separata Inps.

Per ciò che riguarda tributi e imposte, il titolare di partita IVA deve procedere al loro pagamento presso l’Agenzia delle entrate. Altro obbligo del professionista è quello di emettere fattura per la riscossione del compenso. Può procedere a tutte queste operazioni autonomamente oppure affidarsi ai servizi offerti da intermediari come Caf, commercialisti e consulenti. SEI UN LIBERO PROFESSIONISTA E TI OCCORRE UNA CONSULENZA? CONTATTACIChi paga i contributi nei contratti di collaborazione?Come visto in precedenza, il titolare di partita IVA procede a versare da sè i contributi previdenziali. I contratti di collaborazione professionale sono però spesso confusi con i contratti di collaborazione co.co.co., che invece coinvolgono i lavoratori atipici. Una collaborazione co.co.co. istituisce un rapporto di lavoro parasubordinato in cui un lavoratore svolge una mansione in modo autonomo e continuo per il committente. È una prestazione che, per quanto coordinata con il richiedente, viene portata a compimento nelle modalità e con le tempistiche gestite dal lavoratore. Anche in questa situazione non è quindi prevista una figura vera e propria del datore di lavoro. D’altra parte è prevista l’emissione di una busta paga da parte del committente nella quale devono essere inclusi i contributi previsti.

  • Fiscalmente, i redditi da collaborazioni co.co.co. sono assimilati a quelli da lavoro subordinato. Il committente corrisponde il compenso al collaboratore, trattenendo le imposte da versare.
  • Sul lato previdenziale, i contributi sono a carico per 2/3 del committente, per 1/3 del collaboratore. Anche per quest’ultima parte, però, l’obbligo di versamento spetta al committente. Vuol dire che dal compenso totale in busta paga verranno trattenuti i contributi da versare.

SEI UN LIBERO PROFESSINISTA E TI OCCORRE UNA CONSULENZA? CONTATTACIChi ha la partita IVA può essere assunto come dipendente?Attività professionale autonoma e lavoro dipendente sono considerati il più delle volte due realtà opposte tra loro. Rappresentano senza dubbio due modi diversi di affrontare il mondo del lavoro:

  • il primo organizza tempi, spazi e modalità da sè;
  • il secondo si muove secondo le indicazioni di un titolare, anche per quanto riguarda orari e mansioni.

Eppure per un titolare di partita IVA è possibile essere assunto come dipendente, continuando allo stesso tempo con la propria attività professionale, tenendo conto della compatibilità tra le due. A fare la differenza è il tipo di impiego: privato o pubblico.

  • Nel settore privato, non ci sono particolari incompatibilità tra l’essere un dipendente e un libero professionista. L’unico vincolo previsto verte sulla concorrenza tra le due attività: non possono essere l’una concorrente dell’altra.
  • Nel settore pubblico, il dipendente è chiamato a lavorare per la Pubblica amministrazione che l’ha assunto.

Ci sono però delle eccezioni che permettono di essere contemporaneamente un lavoratore autonomo e un dipendente pubblico.

  • L’incarico da partita IVA deve essere temporaneo o occasionale.
  • Non deve risultare in conflitto di interessi con la Pubblica amministrazione.
  • Deve essere compatibile con l’operato di dipendente per non pregiudicare lo svolgimento regolare delle mansioni pubbliche.

Prima di procedere, è necessaria l’autorizzazione della Pa.