Giovani e lavoro: un desiderio di ricerca di tutele. L’articolo del Segretario Nazionale Daniel Zanda su IlSussidiario.net

Una recente ricerca condotta su quasi 1.

Una recente ricerca condotta su quasi 1.000 studenti, frequentanti
licei, istituti tecnici e professionali di Milano, rileva dei dati
interessanti sulla percezione futura del mondo del lavoro dei
giovani. Il 70% degli intervistati, con punte più alte per i maschi,
dichiara che in futuro preferirebbe un lavoro autonomo. Questo è un
dato estremamente interessante, anche se per onestà non possiamo non
tenere conto della zona geografica della rilevazione: il tessuto
economico e produttivo di Milano, la sua vocazione globale, pone
indubbiamente la “questione lavorativa”, anche dei giovani, sotto
una declinazione di opportunità/possibilità, sostituendo la
narrazione nazionale che quasi un giovane su tre rientra nella
categoria dei “neet”, ovvero di coloro che non studiano e non
lavorano. Premettendo quindi questa doverosa specifica, ritengo
comunque interessante e pieno di significato il dato.

Innanzitutto perchè, proprio in considerazione delle “attenuanti”
di cui sopra, legate al contesto positivo della città di Milano, le
giovani generazioni hanno maggiore coscienza di quello che più di
vent’anni fa veniva teorizzato dal professor Martini, ovvero che il
mercato del lavoro sarà sempre meno identificato dal posto (fisso)
di lavoro, ma sempre più un percorso lavorativo caratterizzato da
imprevedibili opportunità. Quindi sembra che i
giovani, proprio dove le opportunità lavorative sono concrete,
reali, sperimentabili, siano i primi a desiderare di intraprendere
questo percorso, pur rinunciando alle tutele classiche raccolte nel
rapporto di lavoro subordinato. Anzi, l’autonomia contrattuale e
lavorativa viene vista come una possibilità in più per esprimere un
proprio protagonismo, la propria creatività. Viene accettata l’idea
che la partecipazione al mercato del lavoro corrisponde a
un’esperienza dinamica in continua trasformazione, a tal punto che
si vuole essere interpreti fino in fondo di questo cambiamento, cos è
da autodeterminare il proprio futuro professionale.

La
ricerca esprime un altro dato estremamente significativo: il 68%
degli intervistati individua come elemento di successo il riuscire a
trovare un equilibrio tra vita professionale e vita personale. Anche
questo aspetto testimonia come la ricerca di un’autonomia è
funzionale non solo per lo svolgimento del lavoro in quanto tale, ma
anche per un importantissimo tema (che riguarda maggiormente le
donne, ma con un divario che si sta rapidamente assottigliando)
legato alla conciliazione
vita-lavoro.

Alcuni dei temi esplicitati da queste considerazioni sono stati
recentemente oggetto di una riflessione da parte della Cisl, che
all’interno della propria Conferenza organizzativa nazionale, ha
affrontato, tra gli altri, il tema della rappresentanza dei giovani e
dei nuovi lavori autonomi. È fondamentale che il sindacato si
interroghi su come dare voce e spazio alle nuove istanze di tutela
dei giovani lavoratori, costruendo risposte sempre più adeguate alle
nuove sfide che la realtà pone. Tra le decisioni che la Cisl ha
assunto vi è anche quella di dare maggiore consistenza organizzativa
e sindacale all’associazione vIVAce!, mediante la sua adesione alla
Felsa, con lo scopo di implementare anche a livello territoriale una
rappresentanza dei lavoratori autonomi, costruendo tutele e servizi
finalizzati al rafforzamento delle professionalità e
dell’occupabilità dei lavoratori indipendenti.