Il 9 dicembre anche le lavoratrici e i lavoratori somministrati si mobilitano per lo sciopero della Pubblica Amministrazione

Dopo numerose
manifestazioni e un importante sciopero nazionale del comparto della
sanità del 24 luglio 2020, FeLSA CISL, NidIL CGIL e UILTemp insieme ai lavoratori e alle lavoratrici
somministrate della Pubblica Amministrazione si mobilitano di nuovo e
aderiscono allo sciopero proclamato da FP CISL, FP CGIL e UILFPL/PA
per la giornata del 9 dicembre 2020.

Dopo numerose
manifestazioni e un importante sciopero nazionale del comparto della
sanità del 24 luglio 2020, FeLSA CISL, NidIL CGIL e UILTemp insieme ai lavoratori e alle lavoratrici
somministrate della Pubblica Amministrazione si mobilitano di nuovo e
aderiscono allo sciopero proclamato da FP CISL, FP CGIL e UILFPL/PA
per la giornata del 9 dicembre 2020.

I somministrati
nella PA sono presenti nella sanità, nei servizi educativi,
nell’assistenza ai cittadini, garantendo la loro salute, la loro
sicurezza, e l’esercizio dei diritti.

Il loro è un
contributo professionale insostituibile per la PA. Eppure, ancora
oggi ci sono 170mila precari, tra cui molti lavoratrici e lavoratori
somministrati che aspettano risposte. La pandemia ha evidenziato la
debolezza del nostro sistema pubblico, vittima di tagli e blocchi del
turn over.

I lavoratori
somministrati della PA sono infatti penalizzati, perchè rischiano,
dopo anni di lavoro precario e dopo aver messo anche a repentaglio la
propria salute, di sentirsi dire “grazie e arrivederci”, senza
poter far valere nemmeno un giorno di anzianità. FeLSA CISL, NIdiL CGIL e UILTEmp quindi il
superamento della Legge Madia e in particolare dell’esclusione dei
somministrati dalle quote di riserva dei concorsi pubblici, un
provvedimento discriminatorio che getta via moltissime carriere e
competenze maturate negli anni e utili alla PA stessa.

Per questo FeLSA CISL, NIdIL CGIL e UILTemp chiedono un piano straordinario di assunzioni che coinvolga anche
somministrati e lavoratori atipici con quote loro riservate: una
misura del genere può diventare anche una straordinaria occasione
per l’innovazione dei servizi, grazie all’ingresso di tanti
giovani, in una PA con un’età media di 51 anni.

Inoltre in tutti i
luoghi di lavoro il personale, diretto, somministrato e in regime di
autonomia, deve essere fornito di adeguati DPI, e godere dello stesso
trattamento in termini di prevenzione Covid; gli ambienti di lavoro
devono essere sicuri, i carichi di lavoro devono essere sostenibili
fisicamente e psicologicamente: basta turni massacranti nella sanità
(superano spesso le 12 ore), occorre proteggere il personale
sanitario, troppo spesso oggetto di vili aggressioni.

Allo stesso modo le OO.SS. tornano a chiedere anche per i lavoratori somministrati, la
corresponsione del salario accessorio, cos è come si richiede
l’estensione dei bonus e delle indennità Covid-19 per tutti i
lavoratori e le lavoratrici a prescindere dalla tipologia
contrattuale, in particolare nel comparto sanità. Nulla di nuovo ma
solo il rispetto del principio di parità di trattamento economico e
normativo, già previsto dalla legge.

FeLSA CISL, NIdIL CGIL e UILTemp chiedono il rinnovo
dei contratti nazionali per la Sanità, Funzioni Centrali e Funzioni
Locali, non solo come riconoscimento economico, ma anche per
riformare un sistema di qualifiche ormai superato e che impedisce lo
sviluppo di metodi di organizzazione del lavoro più efficienti,
elemento imprescindibile per una PA che vuole vincere la sfida
dell’innovazione.

PER LA
STABILIZZAZIONE DEI PRECARI, PER LA PARITA’ DI TRATTAMENTO