Un settore che torna in crescita, con un aumento significativo delle “missioni” e anche dei contratti a tempo indeterminato. Parliamo ovviamente del settore della somministrazione lavoro e lo facciamo con il segretario generale della Felsa Cisl, Ivan Guizzardi.
Segretario, il settore della somministrazione lavoro mostra dati incoraggianti, in un riavvicinamento progressivo rispetto, ad esempio, a quelli del 2008 ….
Dirò di più. I dati che abbiamo ci dicono che supereremo anche i dati del 2008 che, nell’ultima parte, risentiva già degli effetti della crisi. Anche Formatemp, il Fondo per la formazione dei lavoratori in somministrazione, verifica il superamento dei dati del 2008, facendo registrare un ottimo incremento.
Dobbiamo certamente tenere conto degli oltre 20 mila contratti a tempo indeterminato, legati, in gran parte, agli sgravi contributivi del Jobs Act. Rispetto a questi ultimi dati, potremmo valutare meglio la situazione il prossimo anno, allo scadere dell’effetto “incentivi”. Ad oggi, comunque, questo per noi resta un dato interessante, che apre ad una questione centrale e più ampia: quella delle tutele. La tendenza alla progressiva stabilizzazione nei rapporti di lavoro nell’ambito della somministrazione, non travolge il quadro complessivo, ma determina la necessità di ritarare un sistema delle tutele che necessariamente si rivolge ad una platea di lavoratori rispetto alla quale è meno presente il fattore precarietà. Questo ci impone di valutare con attenzione dei cambiamenti nell’ambito della rappresentanza.
Parliamo di rappresentanza: fondamentale l’intesa con la parte datoriale …
Sulla rappresentanza, per noi è importante trovare modalità di lavoro condivise. Da questo punto di vista, è fondamentale il ruolo che giocano gli sportelli sindacali, rispetto all’informazione sulla bilateralità: sia attraverso la rappresentanza aziendale sia direttamente sul territorio. Quello dell’accompagnamento verso le tutele è, per noi, un fattore importante, anzi direi decisivo. Riuscire ad erogare le prestazioni attraverso la bilateralità certifica la nostra presenza concreta e nient’affatto simbolica, all’interno del mondo che vogliamo rappresentare. E’ essenziale massimizzare la nostra capacità di intercettare bisogni di un segmento molto particolare del mercato del lavoro. Da questo punto di vista, riuscire ad informare i lavoratori rispetto alle tutele possibili significa, a conti fatti, non lasciare indietro nessuno, che per noi resta la cosa più importante. Anche a livello di informazione dei lavoratori, bisogna essere realmente in grado di comunicare quello che è un cambiamento in atto nella somministrazione lavoro e che, inevitabilmente, ci spinge a ripensare servizi e tutele, che erano stati pensati per cicli lavorativi naturalmente più brevi. Oggi, questa progressiva stabilizzazione ci spinge a rivedere, ad esempio, l’intero meccanismo dell’accesso al credito, come quello degli incentivi alla mobilità. Fortunatamente, abbiamo il “problema” di dover immaginare un nuovo sistema di accompagnamento e tutela che abbracci un ciclo di vita lavorativa più lungo. Per noi è sicuramente un ottimo risultato. Anche da questo punto di vista, l’accordo sulla rappresentanza è funzionale ai nostri obiettivi ed è indubbiamente un fattore molto rilevante.
Ancora sulla rappresentanza: La Cisl ha contrastato da sempre tutte le intrusioni del legislatore, in un campo che dovrebbe restare proprio delle parti sociali …
Certamente sì. Come ho già detto, quello della rappresentanza è un fattore importante, come lo è pure quello della riforma della contrattazione. In questo senso, il ruolo giocato dalle parti sociali è e resta, centrale ed ineliminabile. Un intervento legislativo del Governo, su queste materie, è accettabile solo nella misura in cui vada a sostegno di quanto deciso dalle parti sociali.
La Felsa ha nel suo Dna un rapporto stretto con la realtà giovanile. Discutere di rappresentanza disegna in qualche modo, il ruolo del sindacato sui luoghi di lavoro, nel suo rapporto con i giovani…
Anche su questo punto voglio essere chiaro: per noi discutere di rappresentanza dei giovani è la certificazione di un presente che è già in atto da tempo. La maggior parte dei nostri dirigenti ha meno di 35 anni. La questione giovanile riguarda non solo gli iscritti, ma, in prima battuta, proprio chi li rappresenta, dai segretari ai delegati sui luoghi di lavoro. E’ chiaro che questo percorso deve essere ulteriormente sviluppato, ma per noi è essenziale che sia già in corso da tempo. La questione generazionale non può essere liquidata semplicemente “cercando un posto” ai giovani dentro aI sindacato. Sono i giovani che devono raccogliere e interpretare le esigenze dei giovani nel mondo del lavoro. Il meccanismo della rappresentanza si svolge cos è da noi.