Lavoro sportivo:Sindacati a Palazzo Chigi a confronto con il Dipartimento dello Sport.Necessarie tutele per tutti. Previdenza, contribuzione, investimenti e fiscalità per la sostenibilita’ del sistem

Roma, 31 luglio 2020 – Regolamentare la
figura del lavoratore sportivo superando l’esclusiva distinzione
fra dilettantismo e professionismo applicata dalla Legge 81/1991 e
ricondurre tutto il lavoro sportivo al sistema giuslavoristico
ordinario ed al diritto del lavoro, con diritti e tutele valide per
tutti.

Roma, 31 luglio 2020 – Regolamentare la
figura del lavoratore sportivo superando l’esclusiva distinzione
fra dilettantismo e professionismo applicata dalla Legge 81/1991 e
ricondurre tutto il lavoro sportivo al sistema giuslavoristico
ordinario ed al diritto del lavoro, con diritti e tutele valide per
tutti. Valorizzare le professionalità esistenti, rendendo coerenti
compensi e formazione, applicare i sistemi di classificazione
definiti dalla contrattazione nazionale di settore, lo status e le
professionalità dei lavoratori degli impianti e delle
attività sportive di base, di istruttori, preparatori,
tecnici, manutentori e personale amministrativo, organizzativo e
gestionale. Sono circa 40mila i lavoratori dipendenti, oltre
500mila i collaboratori sportivi e centinaia i volontari – da
ricondurre ai rapporti di lavoro ordinari di collaborazione
coordinata e continuativa e autonomi – che ruotano nel comparto
sportivo e che concorrono al 4% del Pil nazionale.

E’
la richiesta unanime dei sindacati di categoria Slc Cgil,
Fisascat Cisl, Uilcom, Felsa Cisl, Nidil Cgil, Uiltemp al tavolo
convocato a Palazzo Chigi in presenza del Capo del Dipartimento
per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri Giuseppe
Pierro, del Capo di Gabinetto Giovanni Panebianco, del Vice Capo
di Gabinetto Mattia Mari, sulla riforma complessiva del settore
sport.

I
sindacati chiedono con forza che la Riforma venga realizzata in tempi
brevi e che finalmente i lavoratori e le lavoratrici del settore
vedano riconosciuti diritti e tutele piene, a partire dalle garanzie
su pensione, malattia, infortunio, maternità e
genitorialità, che oggi sono negate a larga parte di questo mondo. I
sindacati ritengono inopportune le deroghe allo Statuto dei
Lavoratori previste dalla bozza, ma ritengono invece che tutte le
specificità professionali vadano ricondotte al Contratto Collettivo
Nazionale di Lavoro. Va inoltre ben delimitata la figura del
volontario sportivo, specificando che non si tratta di un rapporto di
lavoro ma di attività di volontarietà senza retribuzione.

Per
i sindacati, ai fini della sostenibilità complessiva del
sistema, è necessario assicurare l’accesso al sistema
previdenziale con una contribuzione progressiva a cui fare
corrispondere l’erogazione delle prestazioni l’erogazione delle
prestazioni pensionistiche future e di welfare riconducibili a
malattia, disoccupazione e maternità nonchè alla copertura
degli infortuni professionali per dipendenti, collaboratori e
lavoratori autonomi che operano nell’ambito delle
associazioni e delle società sportive dilettantistiche.

Parallelamente per i sindacati va sostenuto lo
sviluppo delle imprese sportive attraverso investimenti dedicati
nell’impiantistica sportiva e interventi normativi ad hoc per la
detrazione delle spese sportive parimenti alle spese sanitarie e per
l’esenzione temporanea dei contributi previdenziali, garantendo le
prestazioni, da estendere a tutto il comparto garantendo cos è una
corretta gestione della flessibilità che caratterizza il
mercato del lavoro di riferimento.

Per
i sindacati è possibile anche consentire agevolazioni fiscali,
non indiscriminatamente, alle associazioni o società sportive
dilettantistiche – facendo chiarezza circa la natura di ciascuna –
motivate dalla funzione sociale delle attività sportive di
base evitando la compressione dei diritti e dei compensi dei
lavoratori del settore e forme di concorrenza impropria.