Come funziona il congedo matrimoniale e chi ne ha diritto

Un periodo di assenza dal lavoro che viene riconosciuto ai lavoratori e che richiede alcuni passaggi per poterne beneficiare: scopriamo insieme quanto dura il congedo matrimoniale e quali diritti assicura al richiedente, secondo la normativa in vigore.

Da quando partono i 15 giorni di congedo matrimoniale?

I lavoratori dipendenti che contraggono un matrimonio con validità civile hanno diritto al congedo matrimoniale: vale a dire che possono assentarsi dall’attività lavorativa per un determinato periodo di tempo, conservando la normale retribuzione

La disciplina del congedo, conosciuto anche come licenza matrimoniale, è affidata alla contrattazione collettiva. D’altra parte i diversi contratti collettivi di categoria hanno molti aspetti in comune sul tema: per questo motivo è possibile avere dei riferimenti generali che valgono per la maggior parte dei lavoratori.

Un elemento di norma condiviso è la durata del congedo di 15 giorni consecutivi. È importante ricordare che il congedo matrimoniale non rientra nel conteggio delle ferie annuali e del periodo di preavviso (il periodo che intercorre tra la data di comunicazione di licenziamento o delle dimissioni e la data in cui il rapporto di lavoro cessa definitivamente).

Nel caso in cui il lavoratore non possa immediatamente trarre beneficio dal congedo per ragioni di produzione aziendale, va tuttavia concesso o completato di norma entro i 30 giorni successivi alla data del matrimonio. 

Come indicato in precedenza, il congedo viene concesso a fronte di un matrimonio civile e quindi:

  • con un matrimonio concordatario;
  • con una unione civile.

Per matrimonio concordatario si intendono le nozze celebrate religiosamente davanti ad un ministro del culto cattolico e al quale lo Stato riconosce effetti civili, a determinate condizioni. È, in sostanza, il matrimonio celebrato in chiesa alla presenza di testimoni. 

Quanto alle unioni civili, con l’approvazione della Legge 76/2016, conosciuta anche come Legge Cirinnà, il congedo matrimoniale è stato esteso alle coppie dello stesso sesso.

 

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Come si contano i giorni di congedo matrimoniale?

Il riferimento normativo per il periodo di assenza dal lavoro legato al congedo matrimoniale è dunque il contratto collettivo nazionale che regola il settore pubblico o privato in cui operano i coniugi. Nel caso di lavoratori in somministrazione, il calcolo del congedo e la sua applicazione segue la norma del CCNL dell’azienda utilizzatrice. 

Il conteggio dei giorni di congedo deve tener conto del fatto che non può essere frazionato: significa che va fruito in un unico periodo in cui conteggiare sia i fine settimana che i giorni lavorativi. 

Dal momento che il diritto si estende a tutti i lavoratori dipendenti, interessa anche i lavoratori in somministrazione: questa tipologia di contratto identifica infatti le agenzie di lavoro come parte datoriale. Al contrario, chi esercita un’attività di libero professionista non è destinatario di tale diritto.

 

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Come fare richiesta per il congedo matrimoniale?

La procedura per beneficiare del congedo richiede la debita comunicazione al datore di lavoro almeno entro sei giorni dalla data del matrimonio: allo stesso tempo, si può procedere con più largo anticipo. 

Al rientro dal viaggio di nozze o comunque dal periodo di assenza, i lavoratori devono invece inoltrare entro 60 giorni dal giorno delle nozze una copia del certificato di matrimonio che è possibile recuperare anche online attraverso il servizio ANPR (Anagrafe nazionale popolazione residente) del Ministero dell’Interno o i portali dei Comuni che offrono questa possibilità. 

In linea generale, è buona cosa seguire alcuni passaggi per completare in modo corretto la procedura.

  • Informarsi sulle politiche aziendali per verificare se ci siano richieste specifiche o meno.
  • Comunicare con dovuto anticipo al datore di lavoro la data del grande giorno, facendo presente l’intenzione di usufruire del congedo nell’immediato o a distanza di qualche giorno.
  • Avvisare in caso di eventuali modifiche o cambiamenti rispetto al piano originale. 

 

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Chi paga il congedo matrimoniale: l’INPS o l’azienda?

In quanto periodo di assenza giustificata, il congedo matrimoniale viene interamente retribuito. A seconda della qualifica del lavoratore, impiegato o operaio, il pagamento viene effettuato da soggetti diversi.

  • Se il beneficiario è un impiegato, l’onere del pagamento spetta interamente al datore di lavoro. Il dipendente è considerato in attività di servizio e quindi percepisce la normale retribuzione.
  • Se il beneficiario è un operaio delle aziende industriali, artigiane e cooperative viene corrisposto il cosiddetto Assegno per congedo matrimoniale che è a carico della Cassa unica per gli assegni familiari dell’Inps per 7 giorni. La retribuzione dei restanti 8 giorni è integrata dal datore di lavoro, secondo quanto previsto dalla contrattazione collettiva.

L’Assegno è conteggiato per il calcolo del TFR e la retribuzione concorre alla maturazione delle ferie e della tredicesima. 

L’Assegno è inoltre destinato agli operai non occupati che hanno prestato la loro opera per le aziende industriali, artigiane e cooperative, se in possesso dei seguenti requisiti:

  • aver lavorato per almeno 15 giorni nell’arco dei 90 giorni precedenti la data del matrimonio o della unione civile, con obbligo di contribuzione CUAF (Cassa Unica Assegni Familiari);
  • aver presentato la domanda per l’Assegno entro un anno dalla data del matrimonio o dell’unione civile.